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Nel Metodo Fenoglio su Rai 1 veri casi di cronaca della storia di Italia. Cosa c’è di reale e le differenze tra fiction e realtà

Il Metodo Fenoglio è una fiction di punta di Rai 1 che si ispira a fatti di cronaca realmente accaduti e che hanno segnato di fatto il passato storico del Bel Paese. Alla regia c’è Alessandro Casale, proprio in questi giorni sui canali Rai con Un professore 2, mentre la sceneggiatura è opera del quartetto composto da Oliviero Del Papa, Antonio Leotti, Doriana Leondeff e Gianrico Carofiglio. Il protagonista è Alessio Boni (La meglio gioventù, Yara), che interpreta il maresciallo dei Carabinieri Pietro Fenoglio, un piemontese trasferito a Bari all’inizio degli anni Novanta per indagare sulla criminalità organizzata locale. Detective attento e metodico, novello Sherlock Holmes, Fenoglio è una figura particolare e innovativa tra i Carabinieri del capoluogo pugliese, ma che non manca di creare qualche malumore per le sue idee e le sue metodologie di lavoro. In particolare, il protagonista della nuova serie di Rai 1 è convinto che la criminalità locale abbia compiuto un salto di qualità rispetto alla passato, e non sia più divisa in gruppi di bande rivali, ma si sia dotata di una nuova e più pericolosa organizzazione.Alla base della fiction Rai Il Metodo Fenoglio c’è una trilogia di romanzi, di cui questa prima stagione di 8 episodi – in onda ogni lunedì sera fino al 18 dicembre – rappresenta la trasposizione del secondo libro, L’estate fredda. L’autore è Gianrico Carofiglio, che è anche soggettista e sceneggiatore della fiction Rai. Ex magistrato, poi scritto e politico (è senatore per il Partito Democratico), Carofiglio è uno dei maggiori autori del noir italiano contemporaneo, celebre per opere spesso trasposte in tv e al cinema. È sua la penna dietro a Romanzo criminale e Suburra. Il metodo di lavoro di Carofiglio è molto particolare, perché si basa sul prendere reali fatti di cronaca nera, solitamente legati al mondo della criminalità organizzata, e trasporli in romanzi gialli e d’avventura alterando i personaggi e i fatti di quel tanto che basta per renderli funzionali alla narrazione, pur mantenendoli però vicini a quanto realmente accaduto.

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Il Metodo Fenoglio differenze realtà e fiction

Il Metodo Fenoglio racconta in particolare l’evoluzione compiuta dalla criminalità barese tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, quando andò a formarsi la nuova struttura della cosiddetta Scara Corona Unita, la storia mafia pugliese. Una storia che lo scrittore conosce bene, dato che ha vissuto in prima persona quei fatti come giovane magistrato a Bari circa trent’anni fa, quando era sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese. Nel corso di questa prima stagione de Il Metodo Fenoglio, il protagonista interpretato da Alessio Boni avrà a che fare con casi che si rifanno a fatti realmente accaduti all’epoca, come i sequestri lampo avvenuti nelle zone di Cerignola e Andria, o il traffico di droga tra i clan cerignolesi e la malavita di Milano legata alla ‘Ndrangheta. Uno degli eventi centrali nella serie di Rai 1 è il celebre incendio del Teatro Petruzzelli, avvenuto nella notte del 27 ottobre 1991. Dunque il metodo Fenoglio è una storia vera solo per quanto riguarda il crudo caso di nera.

È chiaro che dai fatti reali alla trasposizione romanzesca e poi televisiva sono state fatte diverse modifiche, in particolare relativamente al protagonista. Pietro Fenoglio non è un personaggio realmente esistito, ma è stato ideato appositamente da Gianrico Carofiglio per ovvie esigenze narrative. Il suo cognome, tipicamente piemontese, si rifà a quello del celebre scrittore e partigiano Beppe Fenoglio, autore del romanzo Il partigiano Johnny, che adotta uno stile narrativo che mescola realtà e finzione in maniera molto simile a quello adottato da Carofiglio. Anche tra la serie di Rai e il romanzo ci sono alcune differenze, con la fiction Il Metodo Fenoglio che si concentra meno sulle riflessioni e l’aspetto interiore del suo protagonista, e indaga invece maggiormente la struttura dei clan mafiosi e il rapporto con il tessuto sociale di Bari, lasciando ovviamente molto spazio all’azione. In generale, molte differenze tra serie e fatti realmente accaduti riguardano delle semplificazioni degli eventi e una loro maggiore vicinanza cronologica, per rendere la trama più scorrevole e avvincente.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.