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Nella giornata di ieri si è spento il Dio del calcio e con lui è morta, probabilmente, una parte di ogni amante del pallone. Maradona, dopotutto, era il Calcio e poi, sullo stesso piano, era Napoli. Ma non era solo questo: la sua carriera, infatti, ha raggiunto picchi di sfolgorante talento anche all’estero, con la propria nazionale, con l’Argentinos Juniors e con il Barcellona. Trovate qua i cinque migliori momenti della carriera di Diego Armando Maradona.

Campionato mondiale di calcio Under-20, 1979

Corre l’anno 1978. L’Argentina ospita e vince per la prima volta nella sua storia il Mondiale, ma Maradona, ritenuto troppo giovane per poter giocare nell’Albiceleste, non viene convocato. L’anno dopo, quindi, vola in Giappone per provare a vincere il campionato mondiale di categoria con la selezione Under-20. Tutti gli avversari che incontra ne rimangono terrorizzati e ammaliati. Uno come lui, dopotutto, non si era mai visto. Ed è proprio il 17enne Maradona a condurre fino alla vittoria finale l’Argentina, realizzando 6 gol in 6 partite ma soprattutto vincendo il premio come miglior giocatore del torneo.

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Poker al Boca e Pallone d’Oro sudamericano, 1980

“Piccolo e grassoccio”. Con queste parole Hugo Gatti, portiere del Boca Juniors, definì Maradona prima di quell’Argentinos Juniors-Boca Juniors che diventò il biglietto da visita del nuovo fenomeno del calcio argentino. Quei due aggettivi, infatti, non fecero altro che caricare il “piccolo” di Lanus, che con uno straordinario poker trascinò i Bichos Colorados, tanto che l’anno successivo gli Xeneizes decisero di acquistarlo per 2 milioni di dollari più il trasferimento di altri 5 giocatori all’Argentinos Juniors. Nell’anno del poker, inoltre, Maradona vinse anche il secondo Pallone d’Oro sudamericano consecutivo.

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L’arrivo in Europa, 1982

Maradona aveva solo 21 anni, ma aveva già giocato più di 200 partite fra i professionisti, realizzando oltre 150 gol. Numeri da fuoriclasse assoluto, che convinsero il Barcellona a portarlo finalmente in Europa. Qui, purtroppo, cominciarono ad arrivare i primi infortuni e le prime difficoltà extracalcistiche: proprio in questo periodo, infatti, Maradona cominciò a fare uso di cocaina. Le sue prestazioni sul campo, però, rimasero di altissimo livello, tanto che fu proprio El Pibe de Oro a trascinare i blaugrana alla vittoria delle tre coppe nazionali spagnole. Il titolo di campioni di Spagna, però, non arrivò mai. Non con Maradona, almeno.

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Campionato mondiale di calcio, 1986

Nel 1986, Maradona era da due anni a Napoli, la città con cui poi si è sempre identificato e con cui ha stretto un rapporto di amore che andava ben oltre al semplice talento sul campo da gioco. Napoli era Maradona e Maradona era Napoli. Maradona, però, era anche Argentina e ai Mondiali del 1986 ciò fu più chiaro che mai: dalla Mano de Dios a quello che poi è stato ribattezzato “gol del secolo”, il campione argentino ha semplicemente inventato calcio, conducendo l’Argentina in cima al mondo e consegnandoci il mito dell’esistenza di un Dio del calcio.

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Argentina-Grecia 4-0, Mondiali 1994

La parabola discendente del Dio del calcio era cominciata da qualche tempo, a causa degli eccessi legati all’uso di sostanze stupefacenti. Il talento, però, era quello di sempre, divino e inscindibile da una figura tremendamente umana. Era l’anno 1994: gli States avevano organizzato i Mondiali, a cui ovviamente aveva partecipato l’Argentina di Maradona, che dopo questo torneo non avrebbe più indossato la casacca albiceleste. Prima di abbandonarla, però, decise ancora una volta di stupire tutti, per rendere la sua memoria ancora più “eterna”: El Pibe de Oro, con un magnifico tiro a giro, concluse un splendida azione corale. E poi urlò. Un urlo di un uomo che era stato Dio e che rimaneva Dio, incatenato in un corpo umano.

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Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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